Ed eccoci arrivati alla terza giornata del Red Hat Summit 2016. Come già detto nel post di ieri, il keynote odierno è stato presentato da Paul Cormier, Executive Vice President di Red Hat e President of Products and Technologies. Dopo la conferenze stampa ufficiale, questo keynote si è concentrato maggiormente sugli aspetti tecnici e ha indicato la direzione che RedHat prenderà in futuro; le parole chiave sono state Container e Openshift
I Container vengono ormai considerati maturi per una massiccia adozione nell’enterprise e l’offerta Red Hat viene di conseguenza allargata a tutto l’ecosistema hybrid cloud, a dimostrazione dell’importanza che Red Hat associa a questa tecnologia. Dal punto di vista della sicurezza sono state aumentate le possibilità di scanning dei container; tramite una nuova architettura a plug-in, tools di terze parti potranno essere integrati in modo da permettere ai clienti di scegliere la tecnologia di sicurezza preferita.
Viene anche allargata l’offerta Openshift, con il pensiero rivolto soprattutto agli sviluppatori. Sono stati infatti annunciati OpenShift Container Local e OpenShift Container Lab. Entrambi questi strumenti sono stati pensati per facilitare l’adozione di Openshift nelle aziende, dal momento che saranno ambienti “non di produzione, per solo sviluppo e test”
Last, il supporto nativo di Red Hat Gluster Storage in Red Hat OpenShift Container Platform.
Paul Cormier ha fatto poi una veloce panoramica di tutta quella che è l’offerta Red Hat attuale, dai sistemi bare metal fino a tutta l’offerta hybrid cloud.
Il messaggio è stato: “Questo è solo il punto di partenza, ci sono voluti 15 anni per arrivare dove siamo adesso, e abbiamo gli strumenti per fare cose che non in questo momento riusciamo nemmeno ad immaginare.”
Queste parole sono state la migliore introduzione alla seconda parte del keynote, il cui protagonista indiscusso è stato Burr Sutter, Products Management Director di Red Hat.
Con l’aiuto di due team di collaboratori Burr ha dimostrato con una demo le potenzialità degli strumenti appena descritti da Cormier nel campo devops, cioè la pratica che promuove una sempre maggiore agilità nel ciclo di rilascio dei servizi tramite una sempre maggiore integrazione fra sviluppo (dev) e operazioni IT (ops)
Lo strumento utilizzato è stata una web app, un gioco accessibile via web tramite smartphone. Il pubblico in sala ha potuto verificare in real time come l’applicazione passasse attraverso tutti i vari cicli senza soluzione di continuità, e in maniera trasparente! Tecnicamente parlando una cosa veramente impressionante, dal momento che ci troviamo negli Stati Uniti i “wow” di ammirazione e meraviglia in sala si sono sprecati e le ottime capacità istrioniche di Burr hanno fatto il resto, veramente un ottimo presentatore oltre alle indubbie competenze tecniche; quello che abbiamo visto ci fa sentire orgogliosi di appartenere a questo mondo e di poter essere partecipi di questa nuova rivoluzione.
L’impressione generale è stata che stiamo veramente grattando solo la superficie e chissà cosa ci riserverà il futuro!